“E la bella Trinacria che caliga tra Pachino e Peloro…”
Pachino è una piccola cittadina situata nell’estremo sud-est della Sicilia, a 51 km da Siracusa. Per chi ha passato degli anni a sfogliare le pagine del famoso vocabolario Greco-Italiano ROCCI, avrà avuto modo di osservare il termine παχυνος, con il quale si indicava in antichità il promontorio sul quale oggi sorge la cittadina e che risulta abitato fin da epoca preistorica (come attestano i tantissimi reperti archeologici, portati alla luce dall’archeologo Paolo Orsi agli inizi del Novecento).
Il nome di Pachino è infatti citato in una vasta antologia di autori greci e latini, per nulla di importanza limitata, quali lo storico Polibio (Libro I delle Storie), il biografo Plutarco (Vita di Dione), Strabone e Pausania, Tito Livio, Cicerone (Libro V del Contra Verrem) e Virgilio (Libro III Eneide).
Più recentemente (si fa per dire), il padre della lingua italiana citava Pachino in occasione dell’incontro avuto nel cielo di Venere con l’anima dell’angioino Carlo Martello, il quale gli rivelava che, se non fosse morto precocemente, avrebbe regnato sulla Provenza, sull’Italia meridionale ed anche sulla Sicilia.
Dante nel Canto VIII del Paradiso, scriveva:
“E la bella Trinacria che caliga
tra Pachino e Peloro sopra ‘l golfo
che riceve da Euro maggior briga.”
La storia della città come la conosciamo oggi è invece piuttosto recente. La sua fondazione si colloca nella seconda metà del XVIII secolo, precisamente il 21 luglio 1760, quando il re di Napoli, Ferdinando IV, tramite il Viceré, il marchese Faglioni, concesse, tramite licentia populandi, detta Regio Diploma, la possibilità di poter fondare una nuova città, distante due miglia dalla costa, al principe di Giardinelli, Gaetano Starrabba.
I luoghi più importanti del paese sono situati nel centro e in particolare nei pressi della piazza Vittorio Emanuele. Qui sono collocati infatti la chiesa madre, dedicata al SS. Crocifisso, l’antico mercato e i palazzi storici.
La città del vino e del pomodoro
Nel rendere famoso e rinomato in tutto il mondo il nome di Pachino, hanno avuto un peso importante il pomodoro e il vino, che da anni sono i principali prodotti della campagna pachinese.
Il Pomodoro di Pachino ha acquisito il riconoscimento IGP nel 2005, grazie alla sua inconfondibile qualità, che lo ha reso celebre in tutto il mondo. Oggi la maggior parte della campagna nei dintorni del paese è destinata alla produzione di questo oro rosso. Il Pomodoro di Pachino è oramai da molti anni apprezzato dai consumatori italiani ed esteri per le sue specifiche caratteristiche qualitative, che lo rendono ben riconoscibile rispetto ad altri prodotti simili sul mercato. Il sapore della polpa, nonché la sua consistenza, è sicuramente la qualità principale che ne ha decretato il successo negli ultimi anni. Ma vi sono anche altri aspetti, secondari, ma non meno importanti, quali il colore intenso, la croccantezza e la lucentezza della buccia. Il disciplinare del Pomodoro di Pachino IGP classifica e tutela ben quattro varietà di pomodoro, tutte con peculiarità diverse e destinate a diversi segmenti di mercato: il Ciliegino IGP, il Costoluto IGP, il Tondo liscio IGP, il Grappolo IGP e il Datterino IGP.
La produzione di un vino raffinato e pregiato è forse la più importante tradizione che il paese può vantare con orgoglio. Il vino pachinese ha una storia molto meno recente rispetto a quella del pomodoro. Sulla sua produzione infatti si è basata per generazioni l’economia del paese: non c’è nonno a Pachino che da giovane non abbia lavorato o abbia posseduto un vigneto. La tradizione vinicola pachinese affonda le proprie radici nel XVIII secolo, quando il vino Nero di Pachino, ora noto ed affermato universalmente come Nero d’Avola, fu utilizzato come vino da taglio per arricchire i vini toscani, piemontesi e francesi. Il Nero Pachino 48 ore, con una gradazione di 16/17°, fermentava infatti con le bucce per 2 giorni, prendendo da queste il colore e i tannini. Aggiunto ai vini meno strutturati, trasmetteva loro forza, colore e durata. Durante gli anni, numerosi stabilimenti vinicoli sono sorti in tutta l’area: il più famoso nacque nei pressi di Marzamemi, in contrada Lettiera, grazie al lavoro del Marchese Antonio Di Rudinì, già primo ministro italiano tra il 1896 e il 1898. Il palmento Di Rudinì oggi ci appare nuovamente al suo vecchio splendore, grazie ad un progetto di recupero, che ha assunto un fondamentale ruolo nella storia economica locale ed è stato testimone del passaggio dai sistemi produttivi artigianali a quelli industriali. L’Amministrazione Comunale ha inserito il restauro in un progetto più generale, denominato “Ecomuseo del Mediterraneo”, facente parte dei P.I.T. e finalizzato al recupero del vecchio manufatto, da destinare ad uso turistico-culturale. Da alcuni anni, l’area pachinese è stata riscoperta da numerosi imprenditori del comparto vitivinilico, che qui hanno trovato la zona privilegiata per ottenere vini di grande qualità, assecondando un trend che vede la valorizzazione delle aree a produzione autoctona. A testimonianza della crescente importanza riacquisita, la produzione di vino di origine pachinese è disciplinata da alcuni anni grazie al marchio Eloro DOC.
Per altre info sulle ricchezze del territorio:
Il borgo di Marzamemi
Il delizioso borgo marinaro di Marzamemi dista da Pachino solo 3 km. E’ il principale centro turistico della Sicilia sudorientale: troverete qui ristoranti, locali e strutture, che soddisferanno pienamente i vostri desideri turistici.
Marzamemi, il cui nome sembrerebbe derivare dall’arabo “Marsà al hamen” (cioè Rada delle Tortore, per l’abbondanza di questi uccelli in primavera) sorge e si sviluppa intorno all’anno Mille, quando gli Arabi vi costruirono la Tonnara, che per molti secoli fu il principale centro per la lavorazione del tonno dell’intera Sicilia Orientale.
L’aspetto di questo borgo, per come oggi ci appare, risale alla metà del Settecento, quando il principe Villadorata acquisì il sito e modificò la Tonnara, ampliandone gli spazi, costruendo la chiesa di San Francesco di Paola e le case dei pescatori.
Giunti a Marzamemi, la bellezza di piazza Regina Margherita vi lascerà senza fiato: è qui che si affacciano le due chiese del borgo dedicate entrambe al santo patrono, San Francesco di Paola, il Palazzo di Villadorata e, tutt’intorno, le casette dei pescatori. Fanno da cornice al borgo i due porti naturali: La Fossa e la Balata. Quest’ultima è caratteristica per la presenza di una piazzetta, che diventa teatro di eventi durante le notti d’estate.
L’intero borgo è pedonale, le macchine possono essere lasciate appena fuori in un comodissimo parcheggio, in modo da potervi godere la passeggiata senza alcun disturbo. Se volete gustare le specialità culinarie del posto, avrete l’imbarazzo della scelta, grazie alla presenza dei tantissimi locali che costellano il borgo: potrete variare dalla friggitoria take-away alla cucina raffinata dei numerosi ristoranti marinari. Inoltre date un’occhiata al florido mercato ittico, che negli ultimi anni ha acquisito grande sviluppo e fama su scala internazionale.
Per maggiori info consultare il sito:
Ciauru i mari: il circondario pachinese
Il fascino di Pachino è legato soprattutto alla vastistissima costa che circonda il promontorio: è infatti definita la terra dei due mari, lo Ionio e il Mediterraneo.
La costa est si estende da Morghella (tra Marzamemi e Portopalo) a San Lorenzo, principale centro balneare della costa ionica. Proseguendo si giunge alla splendida riserva naturale di Vendicari, dove si apre in un piccolo golfo Calamosche, ritenuta da molti la più bella spiaggia di Sicilia. Superata questa, si trovano Eloro e Punta Pizzuta, che precedono Marina di Noto.
A sud di Pachino, a soli 7 km, si giunge all’ultimo comune siciliano per latitudine, Portopalo, famoso per il mercato ittico e importante centro balneare con le spiagge di Carratois e Punto Rio. A seguire, lungo il versante sud-ovest, si trovano le estese spiagge di Chiappa, Granelli, Marza e Santa Maria del Focallo.
Tra una giornata di mare e l’altra, non dimenticate ovviamente di visitare le città barocche del val di Noto, a partire proprio da Noto, che nei secoli passati è stata tra i centri più importanti e potenti del Mezzogiorno. Stupitevi delle bellezze architettoniche delle città ragusane di Ispica, Scicli e Modica; a fine serata concedetevi una passeggiata a Ragusa o nei lungomari di Marina di Ragusa, Sampieri e Pozzallo. D’obbligo è anche la visita della città di Siracusa: la grande capitale della Magna Grecia. Nata nel lontano 756 a. C., mantiene ancora oggi il fascino che ha colpito gli uomini del passato nel corso dei secoli.
Per info sulla riserva di Vendicari: www.riserva-vendicari.it